PIANO DI EMERGENZA COMUNALE

·         MODELLO DI INTERVENTO

(DGR n. 363 del 2014 – pagina 143\144)

Il sindaco, in caso di necessità, può decidere di convocare il COC a prescindere dallo stato di attivazione in cui ci si trova.

• PROCEDURE DEL MODELLO DI INTERVENTO LIVELLO DI PREALLERTA

 • PROCEDURE DEL MODELLO DI INTERVENTO LIVELLO DI ATTENZIONE
(DGR n. 363 del 2014 – pagina 145 a 147)

• PROCEDURE DEL MODELLO DI INTERVENTO LIVELLO DI PREALLARME
(DGR n. 363 del 2014 – pagina 148 a 154)

• PROCEDURE DEL MODELLO DI INTERVENTO LIVELLO DI ALLARME
(DGR n. 363 del 2014 – pagina 155 a 159)

2.4) RISCHIO SISMICO
(DGR n. 363 del 2014 )

L’evento sismico non essendo un evento prevedibile nel tempo e nella localizzazione al verificarsi di un evento sensibile viene automaticamente attivato lo stato di allarme, con procedure conseguenti alla convocazione del COC e attivazione di tutte le Funzioni di Supporto.

• OBIETTIVI PRINCIPALI
(DGR n. 363 del 2014 – pagina 55)
- Nel Piano sono indicate le fasi operative per le quali il Sindaco, per il tramite delle proprie strutture comunali, individua nelle funzioni di supporto lo strumento per il coordinamento degli interventi da attivarsi nel Centro Operativo. In ogni caso in presenza dell’evento sismico
il Sindaco dovrà predisporre le seguenti operazioni:
- Attivazione della Catena di Comando e Controllo;
- Verifica dell’entità dei danni e conseguenze su popolazione, edifici, servizi essenziali, vie di comunicazione, patrimonio culturale cosi da configurare il fenomeno nelle reali dimensioni territoriali per stabilire coordinamento e gestione dei soccorsi;
- Convocazione immediata dei responsabili delle Funzioni di Supporto dando avvio alle attività di competenza;
- Dispone di far provvedere da parte delle strutture comunali alla delimitazione delle aree a rischio, all’istituzione di posti di blocco (cancelli) sulle reti di viabilità, per la corretta regolamentazione del traffico da e per l’area colpita;
- Dispone e attiva l'utilizzo delle aree di emergenza preventivamente individuate;
- Informa continuamente la popolazione e predispone l'assistenza sanitaria ai feriti e alla popolazione nelle aree di attesa;
- Fa riattivare la viabilità principale con la segnalazione di percorsi alternative;
- Organizza, in attesa dei soccorsi, le prime squadre per la ricerca dei disperse;
- Garantisce, per quanto possibile, la continuità amministrativa del Comune e assicura un flusso continuo di informazioni verso le altre strutture di coordinamento;
- Assume tutte le altre iniziative atte alla salvaguardia della pubblica e privata incolumità.

• SCENARIO DI EVENTO
Per la valutazione dello scenario d’evento il presente piano si basa sulla “Valutazione di scenari di danno comunali” elaborata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della Protezione Civile Ufficio Valutazione, Prevenzione e Mitigazione del Rischio Sismico. I dati rilevati furono: Comune di Pomezia (RM) Abitazione: ; Popolazione: .
Gli scenari verranno qui di seguito riportati, ma si deve tenere conto che no sono del tutto veritieri in quanto sviluppati nel 2001/2002 ed il territorio dal 2001/2002, ha subito un incremento demografico costante. Il numero di abitazioni e infrastrutture in generale è sensibilmente aumentato, passando dai 20.401 nuclei familiari ai circa 26.757 del 2018. Si rimane in attesa dello sviluppo di scenari aggiornati.

Al solo scopo di sviluppare un generale punto di riferimento per la pianificazione del rischio sismico, a seguire si descrivono i due scenari previsti :

2.5) RISCHIO NEVE E GHIACCIO

• SISTEMA DI ALLERTE/SCENARI DI EVENTO E DANNO
Si definisce Rischio per neve il rischio indotto da precipitazioni nevose con accumulo al suolo in quantità tali da generare difficoltà e danni alle persone ed alle attività ordinariamente svolte dalla popolazione. Nelle comunicazioni la valutazione del rischio si può sintetizzare in “Allerta Gialla/Arancione/Rossa per neve”. Vengono valutati sulle sette Zone di Allerta e presi in considerazione le caratteristiche dei fenomeni nevosi e gli accumuli riportati nel documento "Previsione sinottica sull’Italia” emesso dal DPC, che potrebbero creare criticità sul territorio regionale.
I 2 principali indicatori per la valutazione della pericolosità da neve sono:
1. L’accumulo medio di neve al suolo in cm nell’arco di 24 ore, classificabile secondo le seguenti corrispondenze:
- Nevicate deboli con accumuli al suolo fino a 5 cm.
- Nevicate moderate con accumuli al suolo da 5cm fino a 20 cm.
- Nevicate abbondanti con accumuli al suolo superiori ai 20 cm.
Quanto sopra si riferisce alla previsione di neve fresca che si depositerà al suolo nell’arco delle 24 ore.
2. La quota neve, indicata come quota s.l.m. al di sopra della quale la precipitazione raggiunge il suolo in forma di neve e non di pioggia.
La fascia di altitudine del territorio interessato dall’accumulo di neve fresca al suolo, appartiene ad una delle seguenti tre classi:
- Pianura: quota inferiore a 200 m.
- Collina: quota compresa tra 200 e 800 m.
- Montagna: quota superiore a 800 m.

Si sottolinea che la quota neve è un parametro che (a parità di profilo termico verticale dell’atmosfera) può variare anche di qualche centinaio di metri su distanze orizzontali di poche decine di km in linea d’aria, in base alla morfologia e alla climatologia del territorio.

La previsione della neve fresca, sia in termini di accumuli al suolo previsti, sia in termini di quota a cui avviene il fenomeno, va sempre interpretata come un dato medio, stimato in condizioni standard che non possono tenere conto delle peculiarità morfologiche e fisiche di ogni porzione di superficie (con differenze che in termini di accumuli possono essere anche notevoli, ad esempio, fra aree verdi e zone asfaltate). La valutazione dell’Allerta per neve in fase previsionale è articolata in tre livelli associati ai codici colore Gialla/Arancione/Rossa. La classificazione degli scenari d’evento e degli effetti correlati viene sintetizzata nella tabella seguente:

MODELLO DI INTERVENTO

Il presente capitolo dovrà comunicare e interagire con il Piano neve, che viene predisposto dall’ufficio comunale che si occupa della viabilità, in collaborazione con i servizi socio-assistenziali e l’ufficio tecnico o da personale esterno incaricato. Nel piano neve deve essere previsto lo sgombero/messa in sicurezza delle strade di collegamento alle case con presenza di individui fragili/non autosufficienti, delle strade principali e del resto della rete viaria comunale. Si prevedere per le persone fragili/non autosufficienti la predisposizione di un sistema di allertamento dedicato e di dettaglio. In alcuni di questi casi, persone fragili/non autosufficienti, il rischio blackout indotto dal rischio neve e ghiaccio può determinare situazioni di grave pericolo e/o morte.
In periodo ordinario è quindi fondamentale che il referente della Funzione F2 mantenga costantemente aggiornata la lista degli individui fragili/non autosufficienti ed indentifichi anche i casi con maggiore vulnerabilità al rischio blackout. Su ordine del Sindaco e/o del referente della funzione F2 e/o F9, per alcuni casi di fragilità/non autosufficienza potrà essere prevista l’evacuazione, anche preventiva, presso strutture sanitarie idonee o l’allestimento, anche preventivo, di mezzi/materiali atti a scongiurare l’interruzione anche parziale dei servizi essenziali di rete. Le strade strategiche su cui intervenire in via prioritaria per il presente PEC sono le seguenti:
- Infrastrutture di connessione;
- Infrastrutture di accessibilità;
L’intervento di sgombero neve/messa in sicurezza dovrà essere previsto nelle sezioni della rete viaria di competenza comunale. Qualora nessuna delle infrastrutture di connessione e/o accessibilità indicate, sia di competenza comunale, l’intervento comunale di sgombero neve/messa in sicurezza si concentrerà sulla rete viaria indicata dal piano neve. Le infrastrutture di connessione e accessibilità sono quelle individuate nell’analisi della CLE e da una successiva analisi inerente le necessità di collegamento per il rischio neve. Per il presente capitolo le procedure puntano a conservare quindi quella rete viaria indispensabile al mantenimento della condizione limite per l’emergenza di un insediamento urbano. Il Piano neve invece dovrà concentrarsi sul mantenimento della sicurezza delle persone fragili/non autosufficienti e sulle azioni di sgombero/messa in sicurezza della rete viari a di competenza comunale. È quindi fondamentale che Il presente capitolo comunichi e interagisca con il Piano neve, come già precedentemente annunciato.

• MODELLO DI INTERVENTO

L’obiettivi dell’amministrazione comunale nel caso d’incidente ferroviario sono:
- Attivare il C.O.C. e le comunicazioni lungo la catena di comando (COC-COI-COM-SOR-CO- DICOMAC);
- Attivare i presidi territoriali, tutti i referenti di funzione, le azioni necessarie da parte di tutti i referenti di funzione e la comunicazione tra presidi territoriali e referenti di funzione;
- Eseguire la cancellazione nei punti strategici;
- Eseguire l’informazione alla popolazione e alla popolazione di tutto il Comune dell’attivazione di una zona in cui sarà vietato l’ingresso a pedoni e qualsiasi tipo di veicolo che non sia dei soccorsi pubblici;
- Eseguire l’evacuazione delle case limitrofe all’impatto e\o delle case presenti nell’area da evacuare della grandezza necessaria per la salvaguardia delle persone (in caso di incidente treno merci con sostanze pericolose);
- Attivare le aree di attesa tramite Presidi Territoriali e se necessario dell’area di
ricovero\accoglienza;
- Attivare i Presidi Territoriali per assistenza all’evacuazione della popolazione lungo le strade;
- Censimento della popolazione colpita dall’evento e di quella presente nelle aree di attesa;
- Assistere la popolazione colpita dall’evento e il ricongiungimento familiare;
- Supportare gli enti preposti all’assistenza psicologica;
- Individuare un’area temporanea a secondo del luogo dell’incidente utile alla predisposizione dei mezzi, materiali e del personale degli enti pubblici predisposti al soccorso;
- Convocazione di una conferenza stampa in accordo con il Prefetto e assistenza
nell’esecuzione della conferenza stampa;
- Mantenere costante contatto con l’ente che gestisce la rete ferroviaria;
L’obbiettivo principale dell’amministrazione comunale è comune quello dell’attivazione del C.O.C., delle comunicazioni, dei presidi territoriali, dell’assistenza alla popolazione e del supporto agli enti pubblici preposti al soccorso tecnico-sanitario.
Il Sindaco, inoltre, in caso di emergenza predispone opportune ordinanze al fine di interdire l’area interessata dall’evento, nonché attuare quanto previsto nel piano di comunicazione, informando la popolazione al fine della tutela e salvaguardia della stessa.

1.4) RISCHIO EVENTI E MANIFESTAZIONI A RILEVANTE IMPATTO SOCIALE

• PIANI DI EMERGENZA ED EVACUAZIONE

La gestione degli eventi di varia natura, organizzati con finalità ludiche, religiose o sportive, che possono presentare un “rilevante impatto locale”, è regolamentata dal D. Lgs. 81/08 (art. 18 comma 1 lettere h) e t) e dell’art. 5 del D.M. 10.03.1998 e dalle linee guida per l’individuazione delle misure di contenimento del rischio in manifestazioni pubbliche con peculiari condizioni di criticità (aggiornato a luglio 2018). E’ quindi necessario adottare un Piano di emergenza ed evacuazione (da ora anche PEE), il quale conterrà tra le altre informazioni: le misure generali di tutela, misure di emergenza da attuare in caso di lotta antincendio e misure di evacuazione in caso di pericolo grave ed immediato. Il PEE dovrà essere approvato da un’apposita commissione, che potrà liberamente decidere di rafforzare o diminuire le misure di prevenzione per la safety e security previste, secondo quanto da loro stabilito. Obiettivi principali di una corretta gestione dell'emergenza sono:

• ridurre i pericoli alle persone;
• prestare soccorso alle persone colpite;
• circoscrivere e contenere l'evento per contenere i danni.

Il PEE viene redatto al termine di un’approfondita indagine nella quale, in relazione alla configurazione dei luoghi (percorsi, vie d’esodo, ecc.), al numero delle persone presenti, alla composizione della “squadra di emergenza”, vengono evidenziate le procedure operative da attuare in caso di un evento di origine interna o esterna all'evento, pericoloso per la salute e la sicurezza dei presenti, quale:
• incendio;
• terremoto;
• esplosioni/crolli/attentati;
• minaccia armata e presenza folle;

Il PEE, suddiviso in specifiche sezioni tematiche, fornisce le informazioni utili agli enti di soccorso al fine di attivare le idonee procedure operative atte a contrastare e gestire eventuali situazioni di emergenza. Il documento dovrà essere elaborato secondo quanto previsto dalla normativa nazionale, tra cui:
• R.D. 773/1931 --‐ Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza;
• Circolare del Capo della Polizia del 25 maggio 2017;
• ISO 31000: 2009--‐ Risk Management --‐ Principles and Guidelines;
• ISO 31010: 2009 --‐ Risk Management --‐ Risk Assessment Techniques;
• Linee guida per l’individuazione delle misure di contenimento del rischio in manifestazioni pubbliche con peculiari condizioni di criticità.

Per la stesura dei PEE, più in generale, dovranno essere adottati i criteri previsti dalle "Disposizioni normative nazionali", dalle "Norme tecniche" approvate e pubblicate da organismi internazionali di normalizzazione, dalle "Buone prassi" e "Linee guida" elaborate e raccolte dalle Regioni.

• DEFINIZIONE DI EVENTI E MANIFESTAZIONI A RILEVANTE IMPATTO SOCIALE

Gli eventi e le manifestazioni a rilevante impatto sociale sono quegli eventi o manifestazioni che seppure circoscritti al territorio di un solo comune, o di sue parti, possono comportare grave rischio per la pubblica e privata incolumità in ragione dell'eccezionale afflusso di persone ovvero della scarsità o insufficienza delle vie di fuga possono richiedere l'attivazione, a livello Comunale, del piano di protezione civile, con l’attivazione di tulle o parte delle funzioni di supporto in esso previste e l'istituzione temporanea del Centro Operative Comunale (C.O.C.). In tali circostanze è consentito ricorrere all'impiego delle organizzazioni di volontariato di protezione civile, che potranno essere chiamate a svolgere i compiti ad esse affidati nella summenzionata pianificazione comunale, ovvero altre attività specifiche a supporto dell'ordinata gestione dell'evento, su richiesta dell'Amministrazione Comunale.

• SPECIFICHE PER L’IMPIEGO DEL VOLONTARIATO ORGANIZZATO DI PROTEZIONE CIVILE (VOPC)

Con la Circolare 45427 del 6 Agosto 2018 il Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha diramato indicazioni in merito all'impiego del volontariato organizzato di protezione civile (VOPC) per l'organizzazione e la realizzazione di manifestazioni pubbliche.

• Paragrafo 2.1 della Circolare 45427 del 6 Agosto 2018

Partecipazione delle Organizzazioni di volontariato in ambiti non riconducibili a scenari di protezione civile: In riferimento alia presenza ad eventi e manifestazioni pubbliche in ambiti non riconducibili a scenari di protezione civile, il VOPC può legittimamente svolgere specifiche attività richieste dagli organizzatori, nel quadro di una relazione diretta con gli organizzatori della manifestazione - fatte, ovviamente, salve le disposizioni vigenti in materia fiscale- solo qualora esse risultino lecitamente eseguibili a cura dei propri aderenti (ad esempio: ove previste, i volontari impiegati dispongano delle eventuali abilitazioni o certificazioni richieste dalla Legge) e siano compatibili e coerenti con l'oggetto associativo statutariamente definito. Per i gruppi comunali di protezione civile, nelle more dell'adozione della Direttiva di cui all'articolo 35, ove non si ritenessero soddisfatti i requisiti per procedere ai sensi del successivo paragrafo 2, tali condizioni dovranno essere oggetto di specifiche valutazioni a cura dell'Amministrazione comunale, anche ai fini dell'eventuale impiego di mezzi ed attrezzature a quest'ultima riconducibili. L'organizzazione di volontariato, ivi compresi i gruppi di cui all'art. 35 del Codice, non interviene, in tal caso, in qualità di struttura operativa del Servizio nazionale della protezione civile e l'attività, quindi, non è riconducibile a quelle rientranti nell'ambito della protezione civile, come specificate all' art. 2 del Codice. Non trattandosi di svolgimento di attività di protezione civile è esclusa, in tali casi, l'attivazione delle Organizzazioni e l'applicazione dei benefici previsti dal Codice della protezione civile (artt. 39 e 40, D.Lgs. 1/2018), sia da parte del Dipartimento della protezione civile che della Regione interessata. Trattandosi di organizzazioni di volontariato di protezione civile, si ribadisce che Ia facoltà di poter prestare la collaborazione in manifestazioni pubbliche resta, comunque, subordinata alle seguenti condizioni:

• Le attività di cui trattasi rientrano nelle finalità statutarie dell'organizzazione e il relativo regime e titolo (eventualmente oneroso, con idonee modalità coerenti con la natura del soggetto prestatore) si inquadrano nella disciplina alla quale è soggetta I' organizzazione, anche in relazione alla corresponsione di eventuali rimborsi o contributi, nel rispetto delle

disposizioni vigenti e, in particolare, di quelle contenute nel D. Lgs. n. 117/2017 ('Codice del Terzo Settore' );

• L’organizzazione dispone dei mezzi e delle attrezzature necessarie e può impiegarli, in ragione dello specifico titolo di proprietà o d'uso, qualora le condizioni contrattuali di comodato lo consentano, anche per i propri autonomi scopi sociali, fatto salvo l'uso prioritario in situazioni di emergenza;
• L’organizzazione dispone di personale volontario appositamente formato e qualificato, in possesso delle necessarie abilitazioni, ove previste dalla normativa vigente, e munito delle apposite e necessarie coperture

In tale contesto, l'Organizzazione di volontariato deve, comunque, garantire l'eventuale operatività qualora sia chiamata ad effettuare un intervento di protezione civile in caso di emergenza. È inoltre escluso l'utilizzo di loghi, stemmi ed emblemi riconducibili alla protezione civile. A tal fine, per I' espletamento delle attività, i volontari dovranno indossare specifiche pettorine o idonei abiti, eventualmente forniti dall’organizzatore, in modo da essere chiaro che l'attività è svolta nell'ambito dell’evento e non in qualità di volontariato di protezione civile. In questo ambito rientra anche l'eventuale partecipazione a titolo individuale di soggetti iscritti ad associazioni di protezione civile da impiegare come 'operatori di sicurezza' da parte degli organizzatori delle manifestazioni, come individuati all'interno del paragrafo 8, punto 1, delle linee guida allegate alla richiamata circolare del Ministero dell’Interno del 18 luglio u.s..

• Paragrafo 2.2 della Circolare 45427 del 6 Agosto 2018

Partecipazione delle Organizzazioni di volontariato in qualità di struttura operativa del Servizio nazionale della protezione civile: Fattispecie diversa è costituita da quegli eventi che, per entità, rilevanza o altre peculiari caratteristiche, richiedono l'assunzione in capo alle Autorità pubbliche preposte di specifiche misure volte all'ordinata gestione delle attività. In tali circostanze, l'eventuale mobilitazione del VOPC, è possibile e dovrà trovare concreta attuazione nel rigoroso rispetto delle disposizioni vigenti in tema di eventi a “rilevante impatto locale”, ai sensi di quanto previsto dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 novembre 2012, paragrafo 2.3.1, letta in combinato disposto con le ulteriori disposizioni adottate per l'attuazione di quanto previsto dall'art. 3, comma 3-bis, del D. Lgs. n. 81/2008 e s.m.i. in materia di tutela della salute e sicurezza dei volontari della protezione civile. In particolare, l’eventuale partecipazione dei volontari di protezione civile ad eventi di natura diversa dalle attività di previsione e prevenzione dei rischi di protezione civile, gestione e superamento delle situazioni di emergenza, esercitazione e formazione, si deve inquadrare necessariamente nella fattispecie disciplinata dal paragrafo 2.3.1 della citata Direttiva- alla quale si rinvia integralmente - sia per quanto riguarda l’iter di individuazione dell'evento quale 'evento a rilevante impatto locale', sia per quanto concerne le procedure da seguire per consentire l'eventuale concorso del VOPC, il corretto inquadramento dei relativi compiti, la possibile applicazione, a cura della competente Regione, dei benefici previsti dagli articoli 39 e 40 del D.Lgs. n. 112018 e, soprattutto, le modalità di gestione complessiva delle attività, mediante l'attivazione delle previste strutture di coordinamento territoriali. Preme ricordare che l'individuazione degli scenari di rischio di protezione civile e dei compiti in essi svolti dai volontari sono contenuti nell'allegato 1 del Decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 15 del12 gennaio 2012. Tali scenari rappresentano gli unici contesti di protezione civile in cui il VOPC può essere legittimamente chiamato ad operare. Pertanto, per quanto attiene l’attivazione regionale a supporto delle

manifestazioni pubbliche delle Organizzazioni di volontariato iscritte all'elenco territoriale, la Regione avrà cura di verificare la rispondenza delle richieste rispetto ai compiti che i volontari sono chiamati a svolgere nell'ambito delle strutture di coordinamento all'uopo attivate per il coordinamento delle attività previste. In tal caso I'applicazione dei benefici resta subordinata al rispetto delle eventuali procedure regionali all'uopo adottate. Come solitamente avviene per le attività di protezione civile, esse dovranno essere svolte in stretto raccordo con Ia struttura attivata per il coordinamento dell'evento, come previsto dalla citata Direttiva, che avrà cura di indirizzare i volontari nell'espletamento delle attività di seguito riportate.

• Paragrafo 1 della Circolare 45427 del 6 Agosto 2018

Attività che possono essere svolte dalle organizzazioni di volontariato di protezione civile:

Nel quadro sopradescritto, le attività che le Organizzazioni di volontariato di protezione civile possono garantire nelle manifestazioni pubbliche sono le seguenti: • supporto organizzativo alle attività amministrative e di segreteria all'interno della struttura di coordinamento attivata dall' Amministrazione comunale; • attività socio-assistenziale; • soccorso e assistenza sanitaria; • predisposizione e somministrazione pasti nell'ambito delle attività di assistenza alia popolazione; • informazione alia popolazione. Preme ribadire che il VOPC dovrà essere specificatamente formato e dotato di idonei DPI per l'attività che andrà a svolgere. Qualora tali attività rientrino in un servizio convenzionato dall'Organizzazione di volontariato con l'Ente istituzionalmente preposto - come ad esempio avviene per il soccorso e l'assistenza sanitaria con il territoriale Servizio sanitaria di emergenza ed urgenza- non potranno essere garantiti i benefici di Legge previsti dal citato D.Lgs. 1/2018.

• Paragrafo 2 della Circolare 45427 del 6 Agosto 2018

Attività che non possono essere svolte dalle organizzazioni di volontariato di protezione civile:

• attività di controllo del territorio tra le quali, in particolare: servizi di controllo agli ingressi ai luoghi aperti al pubblico dove si tengono locali di pubblico spettacolo e trattenimento, attività riservate alle guardie giurate e al personale iscritto all'apposito registro prefettizio (art. 3, commi da 7 a 13 della Legge n. 94/2009), servizi di controllo degli accessi e di instradamento, riservati agli steward regolati dal D.M. 8 agosto 2007, servizi di assistenza sussidiaria nei porti, aeroporti e nelle stazioni ferroviarie riservate agli istituti di vigilanza privata o a guardie giurate dipendenti dai gestori in concessione delle infrastrutture a mente dell' art. 257-bis del R.D. n. 635/1940 e dell' art. 18, comma 2, del D.L. n. 144/2005 e del discendente D.M. n. 154/2009 • servizi di vigilanza ed osservazione • protezione delle aree interessate dall' evento mediante controlli e bonifiche • controlli nelle aree di rispetto e/o prefiltraggio • adozione di impedimenti fisici al transito dei veicoli, interdizione dei percorsi di Al VOPC è totalmente preclusa Ia facoltà di svolgere servizi di polizia stradale e regolazione del traffico veicolare, mentre e concesso svolgere limitati compiti di informazione alia popolazione, anche in relazione a percorsi e tracciati straordinari o limitazioni di accesso, solo a condizione che essi siano stati legittimamente deliberati dalle autorità competenti e che l'intervento del VOPC sia necessariamente preceduto da appositi briefing informativi e sia sempre svolto a supporto dell'autorità competente (di norma: corpo di Polizia Locale), configurandosi come mero concorso informative a favore della popolazione partecipante. Ai sensi di quanto previsto dagli articoli 11 e 12 del D. Lgs. n. 285/1992 (Nuovo Codice della Strada) e dalle Indicazioni operative del Capo del Dipartimento della protezione civile del 24.06.2016 è vietato ai volontari l'uso di palette dirigi traffico. Inoltre, a ulteriore puntualizzazione, qualora all'Organizzazione di volontariato venisse richiesta, da parte del soggetto organizzatore dell'evento pubblico, Ia

disponibilità ad occuparsi del servizio antincendio, in virtù della natura diretta del rapporto, sarà cura delle parti verificare Ia rispondenza dei servizi richiesti con Ie competenze offerte e tale impiego non dovrà prevedere in alcun modo il riferimento ad attività di protezione civile. E' infatti noto che, le Organizzazioni di volontariato di protezione civile che hanno tra i loro scopi sociali I’antincendio boschivo, possono effettuare tale servizio esclusivamente per attività connesse ad incendi di bosco e per il concorso agli incendi di interfaccia, ma non in altri contesti, di competenza esclusiva del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

• MODELLO DI INTERVENTO PER SCENARIO CHE SI VERIFICA DURANTE L’EVENTO O LA MANIFESTAZIONE PUBBLICA:

Individuazione degli scenari di rischio di protezione civile contenuti nell'allegato 1 del Decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 15 del12 gennaio 2012:

Ai fini dell'applicazione delle disposizioni contenute nel decreto interministeriale 13 aprile 2011, si individuano di minima quali scenari di rischio di protezione civile i seguenti:

1. scenario eventi atmosferici avversi;
2. scenario rischio idrogeologico - alluvione;
3. scenario rischio idrogeologico - frane;
4. scenario rischio sismico;
5. scenario rischio vulcanico;
6. scenario rischio incendi boschivi e di interfaccia;
7. scenario rischio chimico, nucleare, industriale, trasporti (in tal caso la mobilitazione del volontariato è limitata esclusivamente al supporto agli altri soggetti competenti individuati dalla legge);
8. scenario rischio ambientale, igienico-sanitario (in tal caso la mobilitazione del volontariato è limitata esclusivamente al supporto agli altri soggetti competenti individuati dalla legge);
9. scenario caratterizzato dall'assenza di specifici rischi di protezione civile (ossia contesti di operatività ordinaria, attività sociale, attività addestrativa, formativa o di informazione alla popolazione, attività di assistenza alla popolazione in occasione di brillamento ordigni bellici, supporto alle autorità competenti nell’attività di ricerca persone disperse/scomparse).

In considerazione del possibile impiego del volontariato oggetto dei presenti indirizzi a supporto delle strutture operative e degli enti competenti in via ordinaria vengono assimilati a scenari di rischio di protezione civile ai fini della presente intesa anche i seguenti contesti:

• incidenti che richiedano attività di soccorso tecnico urgente;
• attività di assistenza e soccorso in ambiente acquatico;
• attività di assistenza e soccorso in ambiente impervio, ipogeo o montano;
• attività di difesa

Con riferimento a tali scenari di rischio di protezione civile le autorità di protezione civile individuate dalle vigenti disposizioni normative (Comuni, Province, Prefetture - Uffici Territoriali del Governo, Regioni e Province Autonome e Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri) e le altre autorità individuate dalla legge provvedono, per quanto di competenza, a definire la pianificazione relativa, nel rispetto delle disposizioni vigenti.

1. Per i scenari di cui ai punti a), b) e c) sopra riportati, l’amministrazione dovrà fare riferimento al documento “Piano di Protezione civile”, capitolo Scenari di rischio Locale e Modelli di intervento, paragrafo Rischio Meteo\idrogeologico\idraulico, e più precisamente al punto Modello di intervento (procedure operative di intervento), presente da pagina 96 a 107;
2. Per lo scenario di cui al punto d) sopra riportato, l’amministrazione dovrà fare riferimento al documento “Piano di Protezione civile”, capitolo Scenari di rischio Locale e Modelli di intervento, paragrafo Rischio Sismico, e più precisamente al punto Modello di intervento (procedure operative di intervento), presente da pagina 155 a 165;
3. Per lo scenario di cui al punto f) sopra riportato, l’amministrazione dovrà fare riferimento al documento “Piano di Protezione civile”, capitolo Scenari di rischio Locale e Modelli di intervento, paragrafo Rischio Incendio Boschivo e di Interfaccia, e più precisamente al punto Modello di intervento (procedure operative di intervento), presente da pagina 119 a 138;P
4. er lo scenario di cui al punto g) (ferroviario) sopra riportato, l’amministrazione dovrà fare riferimento al documento “ALLEGATO rischi non previsti dalle Linee guida Lazio”, capitolo Rischio Ferroviario, e più precisamente al punto Modello di intervento (procedure operative di intervento), presente da pagina 29 a 33;
5. Per gli altri scenari invece l’amministrazione comunale dovrà attenersi alle procedure

descritte a seguire:

Procedure scenari di cui al punto v.: il paragrafo a seguire non sarà sviluppato con un modello di intervento su singole azioni, ma bensì descriverà una scaletta di obiettivi principali. Per tutti gli scenari di cui al punto v. l’amministrazione dovrà supportare gli enti di pronto intervento presenti e/o dispiegati dallo stato, che provvederanno ad eseguire ogni azione utile al superamento dell’emergenza. Gli scenari di cui al punto v. prevedono infatti attività più inquadrabili in un concetto di “difesa civile” e “ordine e sicurezza pubblica” (esempio: minaccia armata, presenza di un folle, esplosioni, attentati terroristici, etc).

Obiettivi principali per gli scenari di cui al punto v.:

Sindaco in coordinamento con il Responsabile del COC

• Contatta e convoca tutti i referenti di funzione e procedere all’attivazione del COC;
• Si assicura dell’operatività della segreteria di coordinamento per garantire i rapporti e le comunicazioni con COI, Prefettura e Regione;
• Contatta la Prefettura per capire chi gestirà l’emergenza e richiede l’invio di un referente presso la sala operativa comunale. In caso di necessità eseguirà l’azione acquisendo tale informazione sul campo tramite Presidio territoriale;
• Comunica ai referenti di funzione, quale ente ha preso in gestione l’emergenza e gli fornisce i contatti del o dei referenti dell’ente che gestisce l’emergenza;
• Comunica ai referenti di funzione come debbono comportarsi, quali sono le azioni che dovranno svolgere autonomamente, quindi quali azioni attivare e coordinare, e quali invece sono le azioni per le quali dovranno supportare l’ente che sta gestendo l’emergenza;
• Si accerta tramite i referenti di funzione che i referenti dei presidi territoriali prendano e mantengano costantemente il contatto con il responsabile delle forze dell’ordine o altro ente, che sta gestendo l’emergenza;
• Si accerta che venga comunicato lo stato di allarme alla popolazione e alla popolazione presente nelle aree più limitrofa da parte del responsabile della funzione Volontariato F3 e F9;
• Emette ordinanze tra cui: creazione della “zona rossa” e sistema di cancellazione, divieto

di transito da e per la “zona rossa”, ed ogni altra ordinanza ritenuta utile;

• Verifica con il responsabile della Funzione Sanità F2 se è stato registrato il coinvolgimento di persone residenti;
• Mantiene il contatto con la prefettura e la regione;
• Partecipa a riunioni e tavoli tecnici, convocati dagli enti sovra comunali, per il superamento

dell’emergenza;

Referente della funzione tecnica di valutazione e pianificazione (F1)

• Esegue tutte le azioni descritte a seguire in coordinamento responsabile della gestione

dell’emergenza;

• Individua l’area colpita e predispone il sistema di cancellazione per la chiusura totale al traffico;
• Individua un’area di sicurezza intorno all’area colpita dall’evento e predispone una

cancellazione per chiusura totale al traffico di ogni genere;

• Individua la viabilità alternativa per aggirare l’area di sicurezza e si assicura che venga comunicata alla popolazione e agli enti sul territorio che stanno gestendo l’emergenza;
• Coordina tutti i referenti di funzione “operativi” allo scopo di supportare nell’evacuazione della popolazione gli enti che stanno gestendo l’emergenza;
• Verifica l’esigenza di contattare le ditte di fiducia per gli eventuali interventi sulla viabilità e sulle reti gas, elettriche, acqua, con la collaborazione del responsabile della Funzione Servizi Essenziali F5;

Referente della funzione sanità, assistenza sociale e veterinaria (F2)

• Coordina il suo personale a supporto degli enti che stanno gestendo l’emergenza;
• Comunica ogni sua azione al Sindaco prima di eseguirla e con esso si coordina;
• Assicura l’assistenza sanitaria e psicologica degli evacuati;
• Assicura l’assistenza sanitaria presso le aree di attesa e di accoglienza;
• Attiva e mantiene i contatti con le strutture ospedaliere. Nel caso in cui tale azione sia gestita e coordinata da altro ente che abbia preso formalmente in carico la gestione dell’emergenza provvede a supportalo;

Referente della funzione volontariato (F3)

• Attiva il volontariato di protezione civile;
• Coordina il suo personale a supporto degli enti che stanno gestendo l’emergenza;
• Provvede ad attrezzare le aree di accoglienza per la popolazione evacuata. Nel caso in cui tale azione sia gestita e coordinata da altro ente che abbia preso formalmente in carico la gestione dell’emergenza provvede a supportalo;
• Predispone ed effettua il posizionamento degli uomini e dei mezzi per il trasporto della popolazione nelle aree di Invia il personale necessario ad assicurare l’assistenza alla popolazione presso le aree di accoglienza della popolazione. Nel caso in cui tale azione sia gestita e coordinata da altro ente che abbia preso formalmente in carico la gestione dell’emergenza provvede a supportalo;
• Attiva le organizzazioni di volontariato specializzati in radio Nel caso in cui tale azione sia gestita e coordinata da altro ente che abbia preso formalmente in carico la gestione dell’emergenza provvede a supportalo;

Referente della funzione materiali e mezzi (F4)

• Invia i materiali e i mezzi necessari: alla cancellazione, ai primi soccorsi e alla gestione dell’evento in generale, coordinandosi con le altre funzioni o direttamente con il referente dell’ente che gestisce l’emergenza. Tiene informato il sindaco ed il referente della funzione F1;
• Mobilita le ditte preventivamente individuate per assicurare il pronto intervento. Nel caso in cui tale azione sia gestita e coordinata da altro ente che abbia preso formalmente in carico la gestione dell’emergenza provvede a supportalo;

• Provvede ad attrezzare le aree di accoglienza per la popolazione evacuata;

Referente della funzione servizi essenziali (F5)

• Se richiesto dal Sindaco e/o referente dell’ente che sta gestendo l’emergenza, contatta le aziende erogatrici dei servizi essenziali per interrompere o per garantire la continuità dei servizi;
• Se richiesto dal Sindaco e/o referente dell’ente che sta gestendo l’emergenza, contatta e mantiene le comunicazioni con i rappresentanti degli enti gestori e delle società erogatrici dei servizi primari, per inviare sul territorio i tecnici e le maestranze per verificare la funzionalità e l’eventuale messa in sicurezza delle reti dei servizi

Referente della funzione censimento danni persone e cose (F6)

• Esegue un censimento dei danni riferito a: persone, edifici pubblici e privati, impianti industriali, servizi essenziali, attività produttive, opere di interesse culturale, infrastrutture pubbliche, agricoltura e zootecnica, e lo comunica al Sindaco e al responsabile del Nel caso in cui tale azione sia gestita e coordinata da altro ente che abbia preso formalmente in carico la gestione dell’emergenza provvede a supportalo;

Referente della funzione strutture operative (F7)

• Posiziona uomini e mezzi presso i cancelli e dove ritenuto necessario anche in accordo con la Prefettura per controllare il deflusso della popolazione, anche con la collaborazione dei
• Accerta l’avvenuta completa evacuazione delle aree più
• In base allo scenario dell’evento in atto, verifica la percorribilità delle infrastrutture viarie. Nel caso in cui tale azione sia gestita e coordinata da altro ente che abbia preso formalmente in carico la gestione dell’emergenza provvede a
• Per tutte le azioni sopra discusse, nel caso in cui le stesse siano gestite e coordinate da altro ente che abbia preso formalmente in carico la gestione dell’emergenza provvede a supportalo;

Referente della funzione telecomunicazioni (F8)

• Garantisce il funzionamento delle comunicazioni anche a seguito dell’evento.
• Fornisce e verifica gli apparecchi radio in dotazione e se del caso richiede l’intervento di

altre amministrazioni in possesso di tali risorse strumentali.

• Per tutte le azioni sopra discusse, nel caso in cui le stesse siano gestite e coordinate da altro ente che abbia preso formalmente in carico la gestione dell’emergenza provvede a supportalo;
• Supporta il Sindaco nella predisposizione di una conferenza

Referente della funzione assistenza alla popolazione (F9)

• Coordina le attività di allertamento/informazione della popolazione e di evacuazione della popolazione dall’area colpita dall’evento e dall’area di sicurezza in collaborazione con la F1 e provvede al ricongiungimento Nel caso in cui tale azione sia gestita e coordinata da altro ente che abbia preso formalmente in carico la gestione dell’emergenza provvede a supportalo;
• Provvede al censimento della popolazione evacuata e di quella presente nelle aree di attesa e di Nel caso in cui tale azione sia gestita e coordinata da altro ente che abbia preso formalmente in carico la gestione dell’emergenza provvede a supportalo;

• Provvede al censimento della popolazione evacuata evidenziando la presenza di persone fragile e l’eventuale presenza di stranieri specificandone la nazionalità.
• Garantisce il trasporto verso le aree di protezione civile e l’assistenza continua della Nel caso in cui tale azione sia gestita e coordinata da altro ente che abbia preso formalmente in carico la gestione dell’emergenza provvede a supportalo;

• MODELLO DI INTERVENTO E PEE:

Nel caso indicato dal paragrafo 2.2 della Circolare 45427 del 6 Agosto 2018 “Attività che non possono essere svolte dalle organizzazioni di volontariato di protezione civile”, le procedure di intervento e di impiego dei volontari saranno contenute nel PEE. I volontari saranno comunque sempre in contatto con il referente della Funzione F3 presente nella sala operativa comunale, attiva fino alla fine dell’evento ed al deflusso degli ospiti della manifestazione.

• SCHEMA DEL MODELLO DI INTERVENTO

Al verificarsi di un evento incidentale all’interno dello stabilimento, il Gestore attiva il proprio PEI e, contestualmente, effettua le comunicazioni previste e coerenti con la gravità dell’evento, secondo quanto riportato nello schema logico della seguente Figura.

 Nel suddetto schema logico sono previsti 4 (quattro) livelli di allerta, che di seguito si definiscono in ordine crescente di gravità, specificando per ognuno le relative modalità di comunicazione da parte del Gestore ed i corrispondenti assetti operativi d’intervento dei soccorritori:

• Livello di allerta 0, rappresenta il livello di allerta corrispondente ad un incidentale che non è classificato dal Gestore, per il suo livello di gravità, come incidente rilevante e senza prevedibili evoluzioni peggiorative all’interno e/o all’esterno dello stabilimento, ivi compreso l’impatto visivo e/o di rumore avvertibile dalla

L’assetto operativo d’intervento per questo livello di allerta è quello ordinario di stabilimento con l’eventuale intervento dei Vigili del Fuoco;

• Livello di allerta 1 (Livello di attenzione), rappresenta il livello di allerta che si raggiunge quando l'evento incidentale - pur non essendo classificabile dal Gestore, per il suo livello di gravità, come incidente rilevante e senza prevedibili evoluzioni peggiorative all’interno e/o all’esterno dello stabilimento – può o potrebbe comportare un impatto visivo e/o di rumore avvertibile dalla
• Livello di allerta 2 (livello di preallarme), rappresenta il livello di allerta che si raggiunge quando l'evento incidentale, in prima analisi, non viene classificato dal Gestore come incidente rilevante, fermo restando il fatto che comunque la sua evoluzione potrebbe potenzialmente aggravarsi con effetti verso l'ambiente esterno allo
• Livello di allerta 3 (livello allarme – emergenza esterna allo stabilimento), rappresenta il più alto livello di allerta raggiunto quando l'evento incidentale, già dalle sue prime fasi evolutive, è classificato dal Gestore come incidente

L’assetto operativo d’intervento per questo livello di allerta è quello che prevede nella prima fase dell’emergenza l’attivazione dell’UCL, per poi passare all’attivazione della Sala operativa presso la Prefettura, alla costituzione del CCS e del COM.

Le comunicazioni in fase di emergenza vengono eseguite secondo le Procedure del PEE e del presente Piano. Il sistema di comunicazione verso la popolazione viene accordato tra il Sindaco ed il Prefetto competente. L’avviso dello stato di preallarme o allarme viene diffuso secondo le Procedure previste in ogni PEE e riassunte nei capitoli a seguire. L’informazione alla popolazione, sia in fase preventiva che in emergenza, è curata dall’Amministrazione comunale, secondo le modalità e le istruzioni comunicate dal Prefetto nonché dalle reciproche intese. Per l’informazione, si utilizzeranno i mezzi radiotelevisivi di seguito riportati e, se del caso, anche l’affissione di volantini in luoghi molto frequentati dal pubblico.

• PIANO DI ASSISTENZA ALLA PREFETTURA

I percorsi attraverso i quali i mezzi di soccorso possono giungere sul posto sono rappresentati, principalmente: - dalla strada statale, sia in provenienza da Roma che da Frosinone, - che dall’autostrada Roma – Napoli.

• Il C.O.C., nelle Funzioni F1 e F7, deve garantire per il tramite dei propri presidi territoriali, il supporto alla Prefettura con assistendo le Forze dell’Ordine nell’applicazione del sistema di cancellazione.
• La F1 inoltre supporterà gli enti di soccorso tecnico e sanitario e la Prefettura con la tempestiva individuazione della viabilità alternativa e la F9, se necessario con l’attivazione delle aree di emergenza.
• La F4 e la F3 rimarranno a supporto sia alle Forze dell’ordine sia per l’allestimento delle Aree di Ammassamento.
• Se richiesto dalla Prefettura il C.O.C., per il tramite della F9 con il coordinamento della F4, attiverà l’Area di Ammassamento di livello

il Sindaco, in caso di evento incidentale:

• attiva le strutture comunali operative di protezione civile (Polizia Locale, Ufficio Tecnico, Volontariato, ) secondo quanto previsto dal PEE delle industrie;
• Il Sindaco sentito il Prefetto, se necessario attraverso Il COC, garantisce l’attivazione delle AR e l’attivazione dei cancelli e dei mezzi di trasporto sia per l’assistenza alla popolazione sia per l’informazione Preventiva della
• informa la popolazione sull'evento incidentale e comunica le misure di protezione da far adottare per ridurre le conseguenze;
• attua le azioni, per quanto di competenza, previste dal Piano operativo per la viabilità e dal

Piano operativo per l’evacuazione assistita;

• adotta ordinanze con atti tangibili ed urgenti per la tutela dell’incolumità pubblica;
• segue l'evoluzione della situazione e informa la popolazione della revoca dello stato di emergenza esterna;
• in caso di cessata emergenza esterna, si adopera per il ripristino delle condizioni di normalità e in particolare per l'ordinato rientro della popolazione presso le

la Polizia Locale, in caso di evento incidentale:

• predispone e presidia i cancelli di ingresso nel proprio territorio di competenza nella Zona gialla e/o nella zona indicatagli dal referente che gestisce l’evento sul territorio;
• coadiuva la Polizia stradale nel controllo dei blocchi stradali;
• presidia i percorsi alternativi individuati nello specifico Piano operativo per la viabilità, garantendo un regolare flusso dei mezzi di soccorso.
• Il personale della Polizia Locale può operare, su specifica disposizione dei Vigili del Fuoco in funzioni delle condizioni di sicurezza accertate, solo nella III Zona di danno (Zona gialla) e qualora adeguatamente formato e dotato di DPI; in caso contrario opererà solo nella Zona di sicurezza (Zona bianca).

Le Organizzazioni di volontariato di Protezione civile di cui al D.P.R. n. 194/2001, in caso di evento incidentale:

• possono essere utilizzate, per quanto previsto dal presente PEE, solo nella Zona sicurezza (Zona bianca), fermo restando che il relativo personale dovrà essere adeguatamente formato e dotato di DPI.
• supportano le OO. in coordinamento con il referente di funzione del COC;
• assistono la popolazione in caso di evacuazione o di momentaneo allontanamento dalle proprie abitazioni verso i centri di raccolta, secondo quanto previsto dal Piano operativo per l’evacuazione

L’informazione alla popolazione in periodo ordinario deve essere eseguita entro e non oltre i 3 mesi dopo l’approvazione del presente Piano d’Emergenza comunale attraverso la distribuzione di dépliant e una campagna di informazione nelle scuole e comunque nelle forme previste dalla normativa di settore. L’informazione alla popolazione è da prevedere almeno una volta all’anno. La Campagna di informazione alla popolazione deve prevedere, come minimo, i seguenti argomenti

• La descrizione dei rischi;
• Le pratiche di auto salvamento e buon comportamento;
• La descrizione del sistema di allertamento alla popolazione;
• Il sistema di assistenza della popolazione;
• la localizzazione delle aree di protezione civile;
• La catena di comando e controllo; 

• MODELLO DI INTERVENTO

I presidi territoriali riferiscono costantemente ai referenti della funzione COC. Il Coordinamento tra Direttore tecnico dei soccorsi e referente di funzione COC, avviene tramite presidio territoriale. Tale procedura viene eliminata se un referente referente/responsabile dell’ente che gestisce l’emergenza in atto, è presente presso il Centro Operativo Comunale. Il modello organizzativo è basato sulla centralità della figura del Prefetto come coordinatore, autorità preposta all’attivazione e gestione dei soccorsi, e sul ruolo delle funzioni di supporto, ed in particolare del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco e del 118, cui il Prefetto attribuisce, rispettivamente, la Direzione tecnica dei soccorsi e la Direzione dei soccorsi sanitari. Tuttavia, dall’esperienza maturata, è emersa la necessità di un rapido coordinamento tra gli enti coinvolti, individuando a tal fine una nuova funzione – denominata Unità di Comando Locale (UCL) – che gestirà le operazioni di soccorso tecnico. L’UCL è composta dai responsabili - presenti sul campo

- dei Vigili del Fuoco (che la coordinano), delle Forze dell’Ordine (coordinate dalla Polizia di Stato), del Comune, del 118, dell’ARPA, della Protezione Civile Regionale e del Gestore dello stabilimento. Per le stesse ragioni, inoltre, la direzione tecnica dell’intervento deve essere, necessariamente, assunta dal Comandante Provinciale Dei Vigili Del Fuoco, ai sensi dell’articolo 24 della legge n. 1570/1941 e dell’articolo 12 della legge n. 469/1961.

Gli obiettivi principali del modello di intervento sono: supportare il direttore tecnico dei soccorsi e direttore tecnico dei soccorsi sanitari, la prefettura; eseguire i cancelli nell’area bianca e quelli stabiliti dalla funzione F1 e dal direttore tecnico dei soccorsi e prefettura; attivare l’assistenza alla popolazione; attivare l’informazione alla popolazione.

Il personale può operare solo in zona sicura (zona bianca).

• RISCHIO TSUNAMI

• COS’È UN MAREMOTO O TSNUMAMI

Per “maremoto” o “tsunami”, si intende un anomalo quanto imponente moto ondoso del mare, originato da un violentissimo terremoto sottomarino o da altri eventi che comportano uno spostamento improvviso di una grande massa d’acqua quali, per esempio, gigantesche frane sottomarine o costiere o eruzioni vulcaniche sottomarine. Si possono generare, altresì, anche a causa di repentine variazioni di pressione atmosferica (c.d. meteotsunami) e, molto più raramente, da meteoriti che cadono sul mare. La forza e la distruttività di uno tsunami dipendono sostanzialmente dalla quantità di acqua spostata al momento della formazione del maremoto stesso. Sovente uno tsunami si forma in mare aperto dove tuttavia l’onda rimane poco intensa e poco visibile e concentra la sua forza in prossimità della costa quando l’onda si solleva e si riversa dentro l’entroterra sotto forma di un autentico muro d’acqua.

Per altezza s.l.m. si intende l’anomalia positiva (ampiezza dell’onda) causata dal maremoto in prossimità della costa; l’anomalia è riferita al livello del mare in assenza di maremoto. Per runup si intende la massima quota topografica raggiunta dall’onda di maremoto durante la sua ingressione (inondazione).

• COS’È E COME FUNZIONA IL SIAM

Fonte: indicazioni per l’aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto

L’esigenza di sviluppare un Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti nasce a seguito del tragico evento di tsunami del 26 dicembre 2004 avvenuto nell’Oceano Indiano, quando la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO (IOC-UNESCO) ha ricevuto il mandato di coordinare l’implementazione di un sistema di allertamento per i maggiori bacini oceanici. Negli anni successivi è continuato il complesso percorso di costituzione del Sistema italiano di allertamento, che ha visto nel novembre del 2013, durante la X sessione dell’ICG/NEAMTWS di Roma, l’ufficializzazione dell’attuale distribuzione di ruoli. Nello specifico, le cariche di National Tsunami Warning Center (NTWC) e di Tsunami Warning Focal Point (TWFP) sono attribuite all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia; quella di Tsunami National Contact (TNC) è in carico al Dipartimento della protezione civile. Il DPC, l’INGV e l’ISPRA hanno lavorato in stretto raccordo per la costituzione Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti (SiAM) generati da sisma nel Mar Mediterraneo. Il SiAM è stato istituito con la Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 febbraio 2017, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2017 recante “Istituzione del Sistema d’Allertamento nazionale per i Maremoti generati da sisma- SiAM” (di seguito Direttiva).

Le caratteristiche del SiAM, come riportato nel punto 3 della Direttiva “Ambiti di operatività del SiAM connessi alle peculiarità del maremoto”, sono tali da “affermare che non è sempre possibile emanare tempestivamente un’allerta e che la valutazione effettuata dal CAT-INGV, essendo un processo in parte automatico, benché accurato e in fase di continuo sviluppo scientifico, non assicura la certezza della manifestazione dell’evento di maremoto a valle dell’emissione dell’allerta, ovvero non garantisce che l’impatto di un maremoto sulla costa sia sempre preceduto dall’emissione del messaggio di allerta”.

• FORECAST POINT

Si definiscono forecast point i punti sui quali viene stimato un livello di allerta e il tempo di arrivo teorico della prima onda di maremoto.

Nella foto sopra riportata sono in verde i forecast point ICG/NEAMTWS. In giallo i forecast point definiti e utilizzati dal SiAM in assenza di forecast point ufficialmente trasmessi da alcuni Paesi membri.

• COSA SONO LE ZONE DI ALLERTAMENTO E LE MAPPE DI PERICOLOSITÀ

Fonte: indicazioni per l’aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto

La Direttiva identifica due livelli di allerta per le coste italiane:

• il livello di allerta Arancione (Advisory) indica che le coste potrebbero essere colpite da un’onda di maremoto con un’altezza s.l.m. inferiore a 0,5 m in mare aperto e/o un run-up (R) inferiore a 1 m;
• il livello di allerta Rosso (Watch) indica che le coste potrebbero essere colpite da un’onda di maremoto con un’altezza s.l.m. superiore a 0,5 m in mare aperto e/o un run-up (R) superiore a 1 m;

Le mappe con le zone di allertamento collegate ai livelli di allerta Rosso (Watch) e Arancione (Advisory), vengono cosi definite:

• zona di allertamento 1 associata al livello di allerta Arancione,
• zona di allertamento 2 associata al livello di allerta

Le mappe d’inondazione da tsunami, navigabili su questo sito internet (http://sgi2.isprambiente.it/tsunamimap/), individuano le aree costiere italiane potenzialmente esposte a maremoti generati da terremoti. La loro elaborazione è prevista dalla Direttiva SiAM del 17 febbraio 2017 e dalle indicazioni del Capo Dipartimento della Protezione Civile per supportare gli enti e le amministrazioni nelle attività di pianificazione di protezione civile e di allertamento                                            in                                             ambito                                            SiAM. Queste mappe, benché ancora preliminari, sono state realizzate secondo una metodologia speditiva utilizzata e accreditata anche a livello internazionale. Al momento, rappresentano le migliori informazioni a disposizione sulla base dei dati fruibili a livello nazionale. Sono quindi aperte ad affinamenti, in funzione della qualità e della risoluzione dei dati di base cartografici e dell’evoluzione                      delle                       metodologie                       di                       elaborazione. In futuro, i limiti delle zone di allertamento potranno essere progressivamente aggiornati, per integrare nuovi e più definiti dati territoriali con modelli numerici e scenari d’inondazione. Eventuali     aggiornamenti     saranno     segnalati      sempre     su     questo      sito      internet. Si segnala che alcune zone di allertamento costiere, per le quali la metodologia speditiva non restituisce prodotti di facile applicabilità, non sono disponibili e sono attualmente in fase di approfondimento. Al momento, sono disponibili elaborazioni di dettaglio delle zone di allertamento per le Regioni Calabria, Sicilia, Basilicata, Puglia, Campania, Liguria e Lazio. Per eventuali chiarimenti e/o segnalazioni contattare tsunami@isprambiente.it.

Fonte: http://sgi2.isprambiente.it/tsunamimap/

• LA DIRAMAZIONE DELLE ALLERTE: STRUMENTI E FLUSSI DI COMUNICAZIONE

Fonte: Allegato 2 alle Indicazioni operative

Il DPC tramite la Piattaforma SiAM per la diramazione delle allerte, effettua la diffusione della messaggistica ai seguenti soggetti integrati rispetto all’allegato 2 della Direttiva SiAM, che attraverso le loro specifiche attività e responsabilità consentono di completare la catena dell’allertamento finalizzata a raggiungere i territori e la popolazione potenzialmente interessati. La messaggistica SiAM prevede 6 diverse tipologie di messaggio, nello specifico, può essere emesso un messaggio di:

• informazione,
• allerta,
• aggiornamento,
• conferma,
• revoca,
• fine evento.

I contenuti di tutte le tipologie di messaggio possono essere schematizzati nelle seguenti sezioni:

• intestazione,
• specifica del livello di allerta dichiarato nel messaggio per l’Italia e per il Mediterraneo,
• numero progressivo del messaggio in questione e parametri del terremoto,
• corpo del messaggio,
• chiusura del messaggio.

I contenuti informativi delle prime tre sezioni e dell’ultima sono uguali in tutti i messaggi, salvo le diverse compilazioni dei campi previsti, che dipendono dalla tipologia di messaggio considerato. Le informazioni del corpo del messaggio variano significativamente da una tipologia all’altra. Di seguito si riporta la descrizione delle sezioni per i diversi tipi di messaggio e per ciascuna di esse, nelle figure, le parti di messaggio variabili a seconda dell’evento considerato e del tipo di messaggio sono evidenziate in rosso.

• TIPOLOGIA DI MESSAGGIO

i. messaggio di informazione

non si configura come un’allerta e, per definizione, non è seguito da nessun altro messaggio. Viene emesso in occasione di un evento sismico nel Mediterraneo per il quale, in funzione delle sue caratteristiche di magnitudo, distanza dalla costa e profondità, si stima che ci sia una bassa probabilità di generazione di un maremoto o, qualora questo si verificasse, il maremoto generato non abbia un impatto significativo sulle coste eventualmente raggiunte. L’utilità dell’emissione di un messaggio di informazione è duplice: da un lato, nel caso in cui si abbia notizia di un evento sismico avvenuto a mare, risponde all’esigenza di sapere che per quell’evento non è stato dichiarato un livello di allerta per le coste nazionali; dall’altro, poiché non si possono escludere variazioni nelle correnti e moti ondosi anomali (in particolare nei porti) entro 100 km dall’epicentro, permette di adottare eventuali iniziative ritenute utili nel caso si ricadesse entro tale distanza.

ii. allerta iniziale

le informazioni riportate nel corpo del testo sono relative all’ora di arrivo della prima onda di maremoto ad ogni forecast point (di cui si riportano le coordinate e la località) che si stima sarà interessato dall’evento stesso. Se c’è un livello di allerta che interessa le coste nazionali, i tempi di arrivo stimati lungo le coste italiane sono elencati per primi e sono raggruppati per regione, in ordine crescente di ora di impatto (espressa in ora locale). Prima compaiono in elenco i forecast point italiani con livello di allerta rosso (watch), poi quelli con livello di allerta arancione (advisory). Pertanto, se alcuni forecast point di una regione sono in allerta arancio (advisory) ed altri in allerta rosso (watch), la regione comparirà in elenco due volte: nel primo elenco compariranno i forecast point di quella regione in allerta rosso; nel secondo elenco, più sotto e riferito alla stessa regione, ci saranno forecast point in allerta arancio.

iii. messaggio di aggiornamento

emesso in caso di variazione in aumento del livello di allerta stimato nel precedente messaggio per tutto o parte del bacino di riferimento, è del tutto analogo a quello del messaggio di allerta iniziale. La sola differenza che prima dell’elenco dei tempi di arrivo stimati ai forecast point delle regioni italiane e/o nazioni estere compare la seguente la frase “A seguito di una variazione significativa nella stima dei parametri del terremoto si riporta la variazione del livello di allerta”.

 iv. messaggio di conferma

analogo a quello del messaggio di allerta iniziale, salvo che prima dell’elenco dei tempi di arrivo stimati ai forecast point delle regioni italiane e/o nazioni estere viene riportata l’informazione relativa alle registrazioni strumentali del passaggio dell’onda di maremoto. Via via che, con il trascorrere del tempo, si rendono disponibili ulteriori dati relativi al passaggio dell’onda di maremoto, le ulteriori registrazioni vengono riportate in successivi messaggi di conferma. Inoltre, nell’intestazione del messaggio di conferma, compare la frase che segnala l’effettiva occorrenza dell’evento di maremoto in atto.

Qualora l’informazione dell’avvenuto maremoto dovesse arrivare alla SSI del DPC direttamente dal territorio prima del messaggio di conferma del CAT dell’INGV, la stessa Sala SSI, previa verifica e valutazione della notizia attraverso proprie procedure, informa il CAT dell’INGV e tutti i soggetti del presente Allegato comunicando la conferma dell’evento di maremoto.

v. messaggio di revoca

le informazioni sono riportate nell’intestazione e nelle sezioni “specifica del livello di allerta dichiarato nel messaggio per l’Italia e per il Mediterraneo” e “Numero progressivo del messaggio in questione e dati del terremoto”. Non ci sono informazioni aggiuntive nel corpo del messaggio.

vi. messaggio di fine evento

si comunica la fine delle onde di maremoto e dell’allerta ad esso connessa. Ciononostante, non si esclude la possibilità di occorrenza di correnti anomale di assestamento del livello del mare anche successivamente all’emissione del messaggio stesso. il messaggio di fine evento non comporta necessariamente la fine delle attività di gestione delle conseguenze provocate dall’evento stesso.

• STRUTTURA DEL MESSAGGIO

a) Intestazione

Nell’intestazione, la dicitura “Sistema d’allertamento nazionale per i maremoti generati da sisma” è sempre seguita dalla specifica di quale tipologia di messaggio si tratta (informazione/allerta iniziale /aggiornamento/conferma/revoca/fine evento). In particolare, per il messaggio di allerta viene utilizzata la dicitura “allerta iniziale” per evidenziare che si tratta del primo messaggio relativo a quella specifica allerta. Se il messaggio di cui si tratta è il primo ad essere emesso in relazione ad un dato evento sismico, la sua tipologia viene definita in base alla stima dell’eventuale impatto del maremoto. Per esempio, se per quell’evento sismico non si stimano danni significativi in nessuna delle coste esposte (né italiane né del resto del Mediterraneo) all’eventuale (e improbabile) evento di maremoto, il messaggio sarà di informazione. Se invece viene dichiarato un livello di allerta per alcune coste del Mediterraneo, il messaggio prenderà il nome di “messaggio di allerta iniziale”, anche se per l’Italia si trattasse di un messaggio di Informazione. Qualora il messaggio in questione sia emesso in relazione ad un evento sismico per il quale altri messaggi sono già stati emessi, si tratterà di un messaggio di:

• aggiornamento, se i livelli di allerta in esso contenuti sono variati in aumento,
• conferma, se nel messaggio sono riportati i dati di livello del mare che confermano il passaggio del

maremoto alle stazioni di misura,

• revoca, se i dati di livello del mare, registrati alle stazioni di misura per un tempo di osservazione

congruo, non hanno evidenziato il passaggio del maremoto,

• fine evento, quando i dati di livello del mare, registrati alle stazioni di misura per un tempo di osservazione congruo, sono ritornati a valori confrontabili con quelli precedenti l’evento di

b) specifica del livello di allerta dichiarato nel messaggio per l’Italia e per il Mediterraneo

Le informazioni sono relative alla specifica del livello di allerta dichiarato nel messaggio per le due diverse aree, ossia l’Italia e il resto delle coste del Mediterraneo. I livelli di allerta per le due aree infatti possono fra loro differire e sono entrambi riportati in questa sezione. Pertanto, ai fini dell’allertamento nazionale, si può verificare la situazione in cui, nonostante venga emesso un messaggio di “allerta iniziale”, per il territorio italiano lo stesso sia solo di “informazione”. Nel caso di un livello di allerta dichiarato per le coste italiane, in questa sezione viene specificato l’elenco delle regioni in allerta rosso (watch) e arancione (advisory).

c) numero progressivo del messaggio in questione e parametri del terremoto

Tutti i messaggi emessi in riferimento ad uno stesso evento sismico sono numerati in maniera progressiva, al fine di poterne ricostruire la sequenza. Pertanto, il blocco di informazioni che segue la specifica del livello di allerta spiegata sopra, contiene il numero progressivo del messaggio in questione e i parametri del terremoto al quale si riferisce il messaggio, oltre che le informazioni sul mittente e la data e orario di emissione

d) corpo del messaggio

Il corpo del messaggio varia in funzione della sua tipologia.

e) chiusura del messaggio

Nella sezione di chiusura del messaggio, uguale in tutte le tipologie di messaggio, si riportano le definizioni dei livelli di allerta e del messaggio di informazione, oltre che il numero identificativo univoco del messaggio.

Di seguito si riporta una matrice di sintesi delle possibili combinazioni di messaggio. In ascissa e ordinata si riporta rispettivamente lo scenario atteso per l’Italia e per il Mediterraneo, all’interno della matrice sono riportati i messaggi che per ogni scenario vengono inviati.

• POSSIBILI SCENARI DI DANNO

A seguire si elencano i possibili danni a seguito del verificarsi di un evento maremoto.

• Grave pericolo per la pubblica incolumità/possibili perdite di vite umane,
• Ingenti ed estesi danni a centri abitati, alle attività agricole e agli insediamenti civili e industriali;
• Danneggiamento/collasso delle abitazioni;
• Diffusi ed intensi fenomeni di allagamento;
• Diffusi danni alle opere di contenimento, regimazione ed attraversamento dei corsi

d’acqua, rottura di alberi/paleria e diffusa presenza su strada di rottami;

• Interruzione della rete viaria;
• Trascinamento di macchine e imbarcazioni con ulteriore danneggiamento della rete viaria, dei servizi e delle abitazioni e aumento del pericolo per la pubblica incolumità;
• Innesco di incendi e lesioni da fulminazione;
• Danneggiamento delle reti aeree di comunicazione e di distribuzione servizi con conseguente innesco di blackout;
• Danni alle colture e attività zootecniche con probabile perdita della vita del bestiame;

• MODELLO DI INTERVENTO GENERALE DELLA CATENA DI COMANDO E CONTROLLO

Alla ricezione del messaggio di informazioni si attivano le misure operative. I modelli di intervento saranno applicabili solamente in caso in cui la sorgente sismica sia ad una distanza tale da consentire l’allertamento preventivo della popolazione, e quindi l’attivazione delle procedure per la salvaguardia della stessa. Nel caso in cui invece la sorgente sismica sia limitrofa ai territori e quindi non si possano applicare le azioni di salvaguardia della popolazione, la stessa dovrà adottare il sistema di allontanamento verticale. Applicare infatti, senza tempi adeguati, un modello di intervento con allontanamento orizzontale, vorrebbe dire convogliare la popolazione in strada esponendola al contatto diretto dell’onda di maremoto. Ciò provocherebbe uno scenario disastroso e non gestibile. Vista la conformazione del territorio di Pomezia e la compresenza di più strade statali con alta intensità di traffico, per comprendere i tempi di evacuazione, va eseguita un’esercitazione reale. Si specifica che nel territorio comunale e nelle aree soggette e/o immediatamente limitrofe alle aree ad allerta arancio (advisory) e/o allerta rosso (watch), non vi sono strutture verticali adatte ad assumere la funzione di strutture di accoglienza per il rischio maremoto. Le attività di gestione dell’emergenza iniziano al verificarsi dell’evento di maremoto, ancor prima della ricezione del messaggio di Fine evento, e continuano anche all’emissione di quest’ultimo messaggio, in quanto esso indica il termine dell’evento di maremoto ma non indica la fine delle eventuali conseguenze da esso provocate.

Il messaggio di Revoca è emesso dal SiAM solo nel caso in cui le reti di misurazione del livello del mare, per un tempo valutato congruo, secondo le conoscenze scientifiche maggiormente accreditate dal CAT dell’INGV, non registrino anomalie significative associabili al maremoto, o nel caso in cui non si rendano disponibili altre evidenze di anomalie significative lungo i diversi tratti di costa. Tale messaggio indica che l’evento sismico, registrato dalle reti di monitoraggio e valutato come potenzialmente capace di generare un maremoto, non ha dato realmente luogo all’evento stesso o ha dato luogo ad un maremoto di modestissima entità. Il messaggio di Revoca è preceduto da un messaggio di Allarme che ha inevitabilmente attivato le necessarie azioni per la messa in sicurezza della popolazione a rischio. Pertanto, pur non essendosi realmente generato un maremoto, potrebbe rendersi necessaria un’attività di gestione del rientro alla normalità, oltre alle azioni operative già poste in essere alla ricezione del messaggio di allerta. Tale attività deve essere supportata da una diffusa comunicazione alla popolazione che contempli sia informazioni legate al significato del messaggio stesso, sia alle più appropriate modalità di rientro alle condizioni precedenti alla stessa allerta.

• MODELLO DI INTERVENTO GENERALE COMUNALE

Periodo Ordinario:

È fondamentale per l’amministrazione comunale, che in periodo ordinario, si provveda a contattare i residenti delle aree soggette a rischio tsunami ed eseguire seminari di informazione specifica. In tali occasioni l’amministrazione, tramite compilazione di appositi moduli, dovrà comprendere chi in caso di evento ha la possibilità di reperire una sistemazione autonoma in area sicura. Quest’azione è fondamentale per l’amministrazione comunale e garantirebbe la sistemazione in area sicura di parte della popolazione, senza aggravio al sistema di risposta all’emergenza. Inoltre, tale azione permette un censimento esatto della popolazione soggetta a rischio e l’individuazione della popolazione non autonoma e/o non autosufficiente sia dal punto di vista fisico/mentale sia dal punto di vista degli spostamenti con veicoli privati. Le giornate di informazioni e le esercitazioni devono essere il più pratiche possibili e puntare, in maniera prioritaria, a trasmettere le pratiche per una rapida ed efficace evacuazione e ridurre i casi di attacchi di panico. Senza un accurata informazione e addestramento della popolazione, è difficile ritenere possibile un allontanamento orizzontale collettivo ed assistito, cosi come dimostrato in molti eventi passati in altri territori.

1. In caso di ricezione del messaggio di informazione (con evento sismico avvenuto nel raggio di 100 KM), l’amministrazione comunale può attivare tutte o parte delle procedure previste dal modello di intervento. Vengono invece eseguite obbligatoriamente tutte le azioni previste dal modello di intervento, e ogni altra azioni ritenuta necessaria per la salvaguardia della popolazione, in caso di ricezione del messaggio di allerta iniziale. Qualora ritenuto necessario, Il Sindaco ed i referenti di funzione, integrano il modello sopra descritto con quello del rischio

NOTE:

• F1, F6 e F9 sono le funzioni di coordinamento principali che dirigono, nelle prime fasi, le altre funzioni;
• Pianificano l’evacuazione la F1, F6, F7 e la F9;
• Coordina la F9 l’esecuzione: - dell’evacuazione – d’informazione alla popolazione - di assistenza alla popolazione presso strutture sicure, le aree di protezione civile, i punti di raccolta;
• Il coordinatore dei presidi territoriali in presenza di squadre miste è il referente della Funzione
• In presenza di criticità sanitarie il coordinatore è il referente della Funzione

 B. In caso di ricezione del messaggio di allerta iniziale:

Il Sindaco ed i referenti di funzione attivano tutte le azioni sopra descritte e ogni altra azioni ritenuta idonea per la salvaguardia della popolazione. Qualora ritenuto necessario, Il Sindaco ed i referenti di funzione, integrano il modello sopra descritto con quello del rischio sismico

• PIANO DI COMUNICAZIONE GENERALE

L’amministrazione comunale riceve la messaggistica di allerta attraverso il SiAM. Nel caso di terremoti tsunamigenici molto vicini alle coste italiane, l’arrivo dei messaggi di allerta SiAM potrebbe avvenire, nelle aree prossime all’area origine del terremoto, in tempi non sufficienti per attivare le misure preventive di salvaguardia della popolazione, e pertanto la misura di difesa principale sarà la capacità del cittadino di riconoscere i fenomeni precursori ed attuare le norme di autoprotezione. È quindi fondamentale eseguire accurate campagne di formazione della popolazione e esercitazioni anche reali per testare i modelli di intervento generali e delle singole sezioni. Senza formazione ed esercitazioni, soprattutto quelle reali, sarà estremamente difficoltoso, se non impossibile, applicare i modelli di intervento. In caso di tempi ridotti, dunque, la principale fonte di allertamento è l’evento sismico stesso e, in particolare, alcuni fenomeni ad esso connessi che possono segnalare l’arrivo del maremoto. Tali fenomeni, assumono un valore fondamentale ai fini dell’allertamento qualora vengano effettivamente avvertiti da un pubblico preventivamente formato a riconoscerne il significato. In particolare, un maremoto può essere preceduto da:

• un forte terremoto e/o di lunga durata, percepito direttamente o di cui si è avuto notizia;
• un rumore cupo e crescente che proviene dal mare, simile a quello prodotto da un treno o

da un aereo a bassa quota;

• un improvviso e insolito ritiro del mare, un rapido innalzamento del livello del mare o una

grande onda estesa su tutto l’orizzonte.

Qualora la sorgente sismica sia ad una distanza tale da consentire l’allertamento preventivo della popolazione, i messaggi di allerta potranno raggiungere i tratti di costa in tempi compatibili con l’attivazione delle procedure per la salvaguardia della popolazione stessa. Pertanto, in considerazione di tali diverse modalità di attivazione, l’Amministrazione comunale dovrà organizzare un programma delle azioni e attività da svolgere, definendone l’ordine di priorità temporale, per allertare il territorio di competenza, anche in raccordo con il livello regionale e provinciale. opzioni di allertamento: Altoparlanti o sirene - Pannelli a contenuto variabile - Informazioni su radio e Tv locali - E-mail e SMS – App - Strumenti di comunicazione elettronica in mare - Website banners - Radio (UHF, VHF e HF). Il comune di Pomezia è in possesso di un sistema multicanale di informazione alla popolazione che dovrà essere immediatamente attivato al recepimento dei messaggi del SiAM e/o qualora ritenuto necessario dal Sindaco. Questo sistema di comunicazione sarà integrato con il passaggio in strada dei presidi territoriali (automezzo con altoparlanti). Il messaggio diramato sarà elaborato dalla F9 in collaborazione con il Sindaco.

• SPECIFICA DELL’ALLONTANAMENTO VERTICALE

Le buone pratiche sviluppate a livello internazionale (si veda, ad esempio, DGL 08/16) suggeriscono che, nell’ambito della pianificazione di emergenza a livello locale, “le opzioni di allontanamento verticale, cioè di allontanamento verso i piani superiori o i tetti di edifici di altezza da media ad elevata, oppure su strutture costruite appositamente (ad esempio, piattaforme, torri o rilievi di terreno protetti all’interno della zona di evacuazione), dovrebbero essere prese in considerazione quando la distanza delle zone topograficamente elevate è così ampia da precludere un’effettiva evacuazione prima dell’arrivo dello tsunami. Tali opzioni devono essere prese in considerazione su base locale e supportate da una modellazione dettagliata del tempo di percorrenza per l’allontanamento. Una volta implementate, le strutture di allontanamento verticale dovrebbero essere indicate sulle mappe di evacuazione in caso di tsunami, e identificate con apposita segnaletica sulla struttura e sulle relative vie di allontanamento”. Deve inoltre esserne garantita l’opportuna manutenzione (FEMA P646A).

Tuttavia, le strutture di allontanamento verticale dovrebbero essere un’opzione secondaria rispetto a cercare rifugio al di fuori della fascia di evacuazione (cioè nelle zone topograficamente elevate e all’interno). Oltre al rischio di rimanere isolati per ore (e giorni), dopo un evento, dall’acqua e dai detriti, si segnala sia il rischio aggiuntivo di incendio degli edifici destinati ad allontanamento verticale, a causa di detriti galleggianti sia che un edificio utilizzato con finalità di allontanamento verticale deve essere costruito per resistere ”ai terremoti e per mantenere capacità sufficiente per funzionare da rifugio sicuro durante uno tsunami”. Pertanto, non esistendo in Italia specifiche norme tecniche per questo tipo di costruzioni, “qualsiasi struttura proposta dovrà essere progettata o verificata rispetto alle migliori pratiche internazionali per le costruzioni resistenti agli tsunami” (DGL 08/16).

Si ribadisce che, nella pianificazione, sono da adottarsi le vie di allontanamento orizzontale, e che le vie di allontanamento verticale, per essere inserite nel piano, devono essere definite su base locale e a valle di specifiche progettazioni o valutazioni tecniche sulla struttura considerata e sul relativo contesto di pericolosità.

Fonte: Allegato 3 Condizioni tecniche per l’allontanamento verticale.pdf

Si specifica però che in questo contesto, l’edificio che il singolo cittadino potrebbe decidere di utilizzare (ad esempio, la propria residenza) deve, in ogni caso, rispondere ad alcune condizioni minime, non sufficienti a garantire la sicurezza della soluzione considerata, ma certamente necessarie per lo stesso scopo. Ad esempio, potrebbero essere valutate in chiave di autoprotezione le seguenti condizioni:

• l’utilizzo della via di allontanamento prevista nel piano è, nel caso specifico, ritenuta non attuabile (lontananza, difficoltà contingente di movimento della persona, )? Si può considerare preferibile un allontanamento verticale, deciso autonomamente e non previsto in pianificazione, a una via di allontanamento contenuta nella pianificazione comunale di protezione civile?
• l’edificio è antisismico, preferibilmente in a., di tre o più piani, progettato secondo norme

recenti?

• l’edificio presenta un numero di piani tale da raggiungere un’altezza ampiamente al di sopra

dell’onda prevista per quel territorio nel documento di pianificazione?

Fonte: Allegato 3 Condizioni tecniche per l’allontanamento verticale.pdf

1.7) RISCHIO SANITARIO

• PREMESSA

Il rischio sanitario è sempre conseguente ad altri rischi o calamità, tanto da esser definito come un rischio di secondo grado.

Questo tipo di rischio può essere:

• antropico, se provocato dalle attività umane come incidenti industriali, attività industriali e agricole, trasporti, rifiuti;
• naturale, se provocato da eventi naturali come terremoti, vulcani, frane, alluvioni, maremoti, tempeste di sabbia.

 Le variabili naturali rientrano in tutte le tipologie di calamità naturali come terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami, frane, alluvioni o altri fenomeni, sempre di tipo naturale.

Il rischio sanitario non è un rischio al pari degli altri che sono oggetto delle attività di protezione civile ed essendo atipico e non localizzabile, una vera e propria attività di previsione del rischio sanitario non può esistere se non eccezionalmente, come nel caso catastrofi sociali. Ciò che è possibile fare è invece un’attività preventiva volta a ridurre al minimo i danni in caso di calamità.

 Gli scenari di rischio ipotizzabili sono dunque i seguenti:

• Catastrofi sociali
• Maxiemergenza sanitaria
• Bioterrorismo
• Emergenza ospedaliera a fronte di maxiemergenza (piano di emergenza della competente azienda ospedaliera)
• Emergenze epidemiche
• Emergenze non epidemiche

Le procedure operative “sanitarie” per la gestione degli eventi derivanti dal rischio idrogeologico, idraulico, sismico, incendio boschivo e di interfaccia, sociale e manifestazioni, neve e ghiaccio, vento, meteo, ferroviario, maremoto che possono verificarsi nel territorio comunale sono affrontati nei relativi capitoli dei rischi stessi.

A seguire si discuterà dell’emergenze Pandemiche grazie alle indicazioni ricavate dal Piano Nazionale di Preparazione e Risposta ad una Pandemia Influenzale.

• PIANO NAZIONALE DI PREPARAZIONE E RISPOSTA AD UNA PANDEMIA INFLUENZALE

l’Italia adotta le nuove fasi dichiarate dall’OMS nell’aprile 2005, e condivide gli obiettivi di sanità pubblica raccomandati dall’OMS per ogni fase. Le fasi e i livelli di rischio sono quindi così categorizzati:

La distinzione tra fase1 e fase 2 è basata sul rischio di infezione nell’uomo o malattia risultante da ceppi circolanti in animali. La distinzione deve essere basata su vari fattori e sulla loro importanza relativa in accordo con le conoscenze scientifiche correnti. I fattori possono

includere: patogenicità negli animali e negli uomini; presenza in animali domestici e allevamenti o solamente nei selvatici; se il virus è enzootico o epizootico, geograficamente limitato o diffuso; altre informazioni dal genoma virale; altre conoscenze scientifiche.

Fasi e livelli di rischio sono dichiarati dall’OMS, anche in successione non sequenziale. Nell’eventualità di situazioni simultanee che pongono differenti livelli di rischio pandemico, per esempio nuovi e diversi sottotipi di virus influenzali o diversa estensione e diffusione in diverse aree, la fase sarà determinata dal più alto livello di rischio. Tutte le misure previste per le fasi 1- 6 sono da intendersi addizionali e, quindi, ove l’evento pandemico sia avviato nel Paese in un momento successivo alle prime fasi, tutte le misure previste per le fasi precedenti e non realizzate dovranno essere contemporaneamente realizzate in aggiunta alle misure espressamente previste per la fase dichiarata (se verrà saltata una fase nel passaggio da una inferiore a una superiore, si deve intendere che le azioni della fase saltata devono essere implementate, senza che esse siano superate dalle azioni della nuova fase). Così, il raggiungimento di una fase e di un determinato livello devono costituire momenti preparatori per l’implementazione di contromisure previste per fasi e livelli successivi, tenendo conto della progressione epidemica.

La comunicazione/dichiarazione di fase, incluso l’incremento o il depotenziamento, sarà fatta

dal Direttore Generale dell’OMS.

A livello nazionale, l’informazione sulla dichiarazione di fase dell’OMS e sul corrispondente livello di allerta nel Paese verrà data dal Ministro della Salute.

La comunicazione alla nazione della dichiarazione di pandemia da parte dell’OMS sarà fatta dal Presidente del Consiglio su indicazione del Ministro della Salute.

 Fonte: https://www.epicentro.iss.it/focus/flu_aviaria/pdf/pianopandemico.pdf

Non vi sono modelli di intervento specifici da seguire. Il comune dovrà provvedere all’attivazione del COC, quando richiesto dalla catena di comando e controllo, successivamente seguire le diverse indicazioni emanate dal ministero della salute, dal dipartimento nazionale di protezione civile e dall’agenzia/dipartimento regionale di protezione civile.

Il metodo di comunicazione e informazione alla popolazione dovrà avvenire seguendo i modelli e i contenuti imposti dal ministero della salute, dal dipartimento nazionale di protezione civile e dall’agenzia/dipartimento regionale di protezione civile.

In caso di necessità, potrà essere previsto un posto medico avanzato, in cui inviare la popolazione per test medici e/o altre azioni di mitigazione mediche necessarie:

 . MODELLO DI INTERVENTO GENERALE

Il C.O.C. viene attivato dal Sindaco e/o su richiesta della Prefettura.

 1.8) SPECIFICHE PER I GRUPPI AINE SULL’ALIMENTAZIONE INFANTILE IN EMERGENZA

il Sindaco e il referente F2 e F9, in fase di emergenza (ALLARME) o in fase di allestimento delle aree di accoglienza, istituiscono un numero sufficiente di gruppi di assistenza per le operazioni relative all’AINE (Alimentazione Infantile Nelle Emergenze). I gruppi devono essere costituiti da: 1 operatore sanitario + 1 operatore volontario di Protezione Civile + 1 Mamma Peer Counsellor. Gli operatori devono essere formati sull’Alimentazione Infantile secondo le raccomandazioni OMS/UNICEF. In caso di assenza di operatori adeguatamente formati, la F9 effettua richiesta di supporto lungo la catena di comando e controllo. L’amministrazione comunale in periodo ordinario deve provvedere a formare gli operatori secondo le raccomandazioni OMS/UNICEF. Dovranno essere istituite nel tempo almeno 1 gruppo di assistenza per le operazioni relative all’AINE per ogni Area di Accoglienza. Il “capo squadra” è individuato dal Coordinatore dedicato ai minori per la gestione dell’emergenza tra le figure che ricorono un ruolo sanitario. Le procedure sono descritte nei modelli di intervento dei singoli rischi. A seguire sono descritte le specifiche per i bambini e i lattanti